Riso e riso
Per conoscere le caratteristiche di ogni varietà di riso vi consigliamo di consultare le schede di approfondimento proposte dall’Ente Nazionale Risi.
Per conoscere le caratteristiche di ogni varietà di riso vi consigliamo di consultare le schede di approfondimento proposte dall’Ente Nazionale Risi.
La Presidente Natalia Bobba ci racconta il Riso.
«La risaia è un territorio dal fascino unico quando, a primavera, si trasforma in terra d’acqua ed il suo ecosistema consente la vita ad una straordinaria popolazione di uccelli e di fauna acquatica; nonostante le difficoltà climatiche del nostro territorio rispetto ai climi tropicali tipici delle risicolture orientali, grazie alle peculiari caratteristiche geofisiche e pedologiche del terreno, nelle province piemontesi cresce un riso le cui alte qualità organolettiche sono da sempre riconosciute ed apprezzate».
(estratto dalla prefazione scritta da Licia Vandone nel volume “riso dolce riso”)
«La qualità del prodotto delle risaie vercellesi è il risultato di alcuni secoli di bonifiche e attente selezioni, rigorosamente naturali.
Da quando nel XV secolo i monaci cistercensi, primi in Italia, lo impiantarono, il riso ha modellato il territorio vercellese; risaie e canali di irrigazione hanno creato un ecosistema unico al mondo: riso, paesaggio, ambiente, flora, fauna, ruralità e lavoro agricolo, piccoli borghi, grandi cascine, flusso e deflusso delle acque, storia, tradizione, cultura, arte, civiltà risicola.
Sono questi i termini ricorrenti che descrivono un territorio che ha saputo conservare nel tempo la sua unicità: chi passa per la provincia di Vercelli nei mesi primaverili, non può che rimanere affascinato dalle immense distese d’acqua in cui si riflette il paesaggio della “bassa”. In estate il quadro muta: è il verde acceso del riso acerbo il colore dominante delle giornate estive della campagna vercellese. A settembre le tinte cambiano ancora: le spighe ormai mature formano immense distese dai colori caldi e dorati».
(estratto dalla prefazione scritta da Giovanni Carlo Verri nel volume “risotti e ancora risotti”)